Dopo due uscite ecco qui un report sui
Fitwell Backcountry.
La prima sensazione che si ha prendendoli in mano fuori dalla scatola è: cavolo!!! Roba seria. I boots a prima vista sembrano molto robusti con rinforzi nei punti giusti per preservarli dall’usura che un utilizzo alpinistico (con la split e con le ciaspole) comporta. Suola in Vibram “seria” - di stampo alpinistico giusto per capirci - con la possibilità di montarci sopra ramponi semiautomatici.
Prendendoli in mano l’unico lato negativo è il peso decisamente più elevato di un boot classico da snow, questo è dovuto probabilmente all’utilizzo della suola in Vibram.
La grafica ed i colori personalmente li trovo veramente azzeccati.
L’idea è di testarli in alcune situazioni tipicamente “critiche”per le splitboard e lo snowboard alpinismo in generale.
Ecco qui di seguito due report delle uscite effettuate con i
Fitwell Backcountry
Test 1Sabato 18 Febbraio 2012: Cima del Sueur Ravin de la Casse (2657 m) – 3.3 E2
Dislivello totale 1170 m con canale di 700 m compreso tra i 30 ed i 40 gradi.
Appena infilato lo scarpone nel piede si capisce subito che si tratta di una scarpa ben fatta, avvolgente, fasciante e rigida nei punti giusti. Partiamo per la gita, prima parte del percorso su stradina senza problemi, pur essendo il primo utilizzo il confort dello scarpone è notevole. Si inizia a salire, su terreno via via più ripido, nella prima parte con l’utilizzo dell’alzatacco salgo lungo la massima pendenza. Nonostante le pendenze siano notevoli grazie anche alla buona neve primaverile cerco di salire senza utilizzare i rampant, la pendenza intanto aumenta e le pelli non mi danno più garanzia di tenuta, ed inizio a progredire in diagonale lungo il canale.
Gli scarponi si comportano in modo eccellente, garantendo grande sostegno ma permettendo comunque mobilità alla caviglia e anche nei tratti con neve molto dura permettono di mantenere alla mezza tavola una buona presa di spigolo. Unica nota negativa e che durante la salita iniziano a formarsi un paio di vescichette fastidiose sui talloni. Arrivati in punta tolgo la split per affrontare una breve crestina nevosa che conduce in vetta, qui lo scarpone da il meglio di se, anche senza montarci il rampone, assestando colpi decisi nella neve la sensazione di tenuta è unica raffrontata ai classici boots da snow.
Mi preparo per la discesa, il sistema di allacciatura è semplicissimo, e permette, anche grazie alla rigidità generale dello scarpone, di tenere il piede ben fermo senza però bloccare completamente la caviglia. Le vesciche che mi si sono formate sul tallone in salita, in discesa mi creano qualche problema, lo scarpone nonostante la suola molto rigida offre un buon surf feeling in discesa, non allontanandosi dalle prestazioni dei top gamma Burton etc.
Sceso alla macchina cerco di osservare meglio la scarpetta interna per capire il motivo della formazione delle vesciche sul tallone, noto che la parte posteriore della scarpetta nel punto di contatto con il tallone è molto fine e forse eccessivamente rigida, il che può creare appunto qualche problema. Va detto che lo scarpone che ho usato è forse un pelino giusto e questo può aver influenzato la nascita del problema, per il resto lo scarpone si è comportato in modo eccellente sia in salita che in discesa.
Test 2Domenica 27 Febbraio 2012: Pointe de la Ronce (3612 m)- 5.1 E3
Dislivello totale 1800m con parete di 1000m (salito solo circa 350 m di parete)
Gita ottimale per uno strong-test, dei
Fitwell Backountry. Partenza notturna lungo la strada e pendii aperti con neve marmorea. Come per la volta precedente nessun problema relativo agli scarponi, ora bisogna salire un pendio con pendenze moderate ma molto ghiacciato, in cui bisogna lavorare di lamina. Gli scarponi si comportano benissimo dando grosso sostegno a tutto il sistema.
Arrivo ad un tratto in piano che porta ai 1000 metri di parete/canale da affrontare, ma con mio stupore mi trovo davanti una megavalanga che non permette di salire lungo la linea. Individuo però sulla destra un bel pendio sui 45-50° gradi di circa 350 metri che decidiamo di salire nella speranza di ricongiungerci con la parte alta. Quindi splitboard nello zaino e montiamo i ramponi, nel mio caso Grivel semiautomatici. I ramponi sullo scarpone calzano alla perfezione, sembra di metterli su un Nepal La sportiva da Alpinismo. Le punte, sia quelle frontali che quelle sotto la pianta del piede, lavorano alla perfezione permettendo un’eccezionale progressione sia in traverso che frontalmente nei tratti più ripidi e gelati. Procedo velocemente, la parte alta non è in condizioni, pertanto puntiamo ad un colle dove dobbiamo percorrere dei brevi tratti di misto. E anche qui lo scarpone si comporta in modo eccezionale con prestazioni alpinistiche. Aspettiamo che la neve molli per l’azione del sole, cosa che non succede, ed affrontiamo quindi la discesa su neve marmorea, stringo bene gli scarponi e mi preparo. Le curve da effettuare sono tutte al salto e bisogna essere molto precisi, gli scarponi mi garantiscono per tutti i 300 metri un’ottima tenuta senza mai mollare, cosa fondamentale in situazioni come questa.
Giungiamo in fondo al canale e via su ampi pendii e poi per strada fino alla macchina, nell’ultimo tratto è necessario attraversare un piccolo ruscello, occasione ottima per vedere l’impermeabilità degli scarponi: entro dentro fino a metà caviglia e, con soddisfazione, mi accorgo che non entra minimamente acqua.
Unica nota negativa è nuovamente la formazione di vesciche sul tallone, che comporta non pochi problemi sia nella fase di salita ma soprattutto in quella di discesa, problema magari risolvibile utilizzando una calza più spessa.
Valutazione complessiva:Dopo questi due test, posso finalmente dire che esiste sul mercato uno scarpone veramente studiato per fare snowboard alpinismo su tutti i tipi di terreno, uno scarpone rivoluzionario, non pensato solo per la discesa. Uno scarpone con cui si possono affrontare con maggiore tranquillità traversi ghiacciati con la split, con cui si possono salire canali e roccette senza il pensiero di doversi sfracellare al suolo da un momento all’altro. Anche nella fase di discesa lo scarpone è molto performante e reattivo garantendo sostegno e allo stesso tempo lasciando libertà alla caviglia.
Uno scarpone studiato per resistere all’usura e al maltrattamento che lo snowalp comporta.
Unici aspetti negativi sono, secondo me, il peso e lo spessore della scarpetta interna sul tallone, a mio giudizio troppo fine, che favorisce la formazione di vesciche (questo in realtà è un dato soggettivo, ho avuto scarponi con i quali non ho mai avuto vesciche, mentre altri amici con lo stesso modello li anno venduti dalla disperazione, o semplicemente è necessario usare una calza più spessa, io per abitudine utilizzo calze finissime).