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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 30/10/2010, 10:00 
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Iscritto il: 10/04/2009, 12:37
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Località: Rodengo Saiano -BS-
Ciao a tutti,
lo so, non è un forum di alpinisti, abbiamo tutti la stessa passione per la split e molti di voi solcano le montagne anche in altri modi, in mtb, con gli sci, con gli impianti e chi, molti, a piedi come faccio io.
In altro 3d si è parlato con alex_lith di questa mi avventura.
Qui trovate le foto mentre qui il tracciato gps.

Non vorrei tediarvi troppo :box: , ma ho scritto anche le mie impressioni su una gita che definirei per me 'molto importante'. Non sono uno scrittore quindi se doveste trovare errori, non è colpa mia, sono state le mie falangette :lol:
Non sapendo come si caricano nel web i file *.pdf, vi metto la parte centrale dello scritto che racconta la fase della salita ed un pezzo di discesa.

'Carichi di tutto punto ci incamminiamo alle 2 circa, siamo in piena notte e la nostra cordata è una delle ultime della truppa Cai, non cerchiamo la prestazione record, cerchiamo la meta senza strafare, un centinaio di lucciole illuminano già il cammino ghiacciato verso la meta, si vedono le stelle luccicanti in cielo miste agli aerei che solcano le alpi, si vedono i profili dei 4000 più famosi e si vede l'illuminazione del paese d'arrivo, Chamonix.
Pian piano che si sale, l'altitudine si fa sentire in testa, l'ossigeno è più rado, la fatica cresce sempre più, ma l'attenzione per ciò che si fa, e ciò che fanno gli amici di cordata deve essere alta, qui in quota non si scherza e la natura non regala nulla.
Sono le 6 ed il sole albeggia all'orizzonte, con sollievo si intuisce che la temperatura salirà a breve, i miei piedi sono freddi, la camminata viene rallentata per non sostare a lungo nel punto più critico della salita, infatti, per salire il Col de Mont Maudit, esiste un passaggio obbligato da disbrigare in arrampicata attrezzata con corda fissa che crea uno stop forzato delle varie cordate (si parla di soste da un'ora).
Il Monte Maledetto si lascia scalare con non poche difficoltà sia legate alle asperità del ghiaccio, arato dai primi passanti, che a quei simpatici super eroi francesini che vorrebbero rubarci per primi la vista di quel che sarà il punto più alto della nostra gita, sua maestà il Monte Bianco in persona, o per meglio dire, in ghiaccio e granito. In questo punto scatta il mio primo, dei quattro emozionanti pianti di incredulità misti a felicità.
La sua figura è strana, l’ho sempre immaginato come una vetta affusolata che spara verso l'alto, invece, il suo profilo sale dolce e lineare, come un panettone ricoperto di zucchero a velo.
Dopo poco meno di un'ora ci troviamo al Col della Brenva, nel primo punto ristoro degno di questo nome e ci permette di scherzare con la cordata amica che ci accompagnerà per il resto della salita, Claudio, Sergio ed il 'Pinci'. Il gps, segna 4200mt, mancano 600mt circa e mi pare d'essere ad un concerto rock, l'altitudine si fa ri-sentire, il cuore batte in testa, ma la vista della vetta mi dà lo spirito giusto per continuare la traversata.
Gli ultimi metri sono duri, dobbiamo rallentare la cadenza e la frequenza dei passi, sento Lele che dà il tempo ‘1,2, picca… 1,2, picca…’, ogni brusco movimento della testa ed ogni respiro profondo è una mazzata morale fino a quando, dal basso, scorgo le teste di alcune persone su quella che risulta essere la vetta. Accelero il passo, filmo gli ultimi metri alla vetta, l'emozione sale, ci uniamo perché nessuno debba essere l'ultimo a toccare la vetta, sono in affanno, ma siamo arrivati, le teste che si vedevano prima, si tramutano pian piano in corpi fino a che, siamo sul tetto d'Europa, 4810mt
il Monte Bianco è preso, sono le 9,55 del 5 luglio 2010 e solo ora capisco il significato, perchè per i dieci minuti successivi ero in trans, il secondo pianto è in atto ma è ben nascosto dagli occhiali.
Dalla vetta si vedono piccoli piccoli il Cervino ed il Gruppo del Rosa ad est ed un mare di nuvole che assomigliano ad un materasso gigante sui restanti punti cardinali. Strette di mano e complimenti si mescolano ad emozioni e urla di felicità, poche foto, un piccolo spuntino e via verso il Bivacco Vallot. Sulla vetta sento anche che mi manca qualcosa, qualcosa che su ogni vetta è di famiglia, al momento non ci faccio caso, ma durante i 100/150mt di cammino sulla cresta mi giro, mirando nuovamente il Tetto d'Europa in tutta la sua solitudine e mi accorgo che sul M.te Bianco, manca la classica croce che su ogni vetta, anche la più insignificante, viene posta, ‘niente male’ penso, la prossima volta saprò cosa portare!!
Una vetta è presa alla fine della gita, quando si brinda e si mangia in compagnia, ora siamo solo a metà e la stanchezza aumenta, uno sguardo alla cartina e via di buon passo attraversando il Biv.Vallot, la vetta del Dome de Goutier, il Rif. Goutier, la sua bella, quanto difficoltosa, ferrata e giù per il nevaio del Rif. Tete Rouge. Dopo un'oretta di cammino e 20minuti di pioggia, alle 16, arriviamo bagnati fradici al Nid D'Aigle dove alle 16,20 è fissata la partenza per Chamonix attraverso un suggestivo, quanto particolare, trenino a cremagliera.
Come dicevo all'inizio, il Monte Bianco non è semplice e non regala nulla, nemmeno a noi, quando uno pensa d’essere arrivato… taac, scopriamo che il trenino è rotto, la partenza viene posticipata per le 17,30 ed il viaggio durerà un'ora e trenta.
L'attesa è straziante, piove ed il freddo si fa sentire in tutto il corpo già bagnato dalla pioggia presa in discesa, come riparo usiamo la galleria del treno, la sete è enorme e la alleviamo con dell'acqua presa nei vari rigagnoli formati sulle pietre, io sono quasi sfinito, alzo gli occhi ed incrocio gli sguardi dei miei compagni e facendo smorfie, miste fra il dolore e la felicità, sorridiamo ripensando al Bianco.
Ci siamo riusciti, abbiamo messo la bandierina sul Bianco, alzando gli occhi lo cerco sapendo che dal Nid d’Aigle non si vede, ma è una scusa, devo nascondere per la terza volta l’emozione della gita. Il quarto momento in cui mi emoziono avviene tutte le volte che leggo queste righe o parlo della gita, sarà, ma siamo stati forti.
In questa mia prima salita sul M.te Bianco ho capito molte cose, la più importante, oltre al buon allenamento fisico, è che in vetta non arrivi se non ci sei con la testa, devi essere forte e sicuro di ciò che stai facendo mantenendo la giusta attenzione su tutto. Per fare questo devi avere forza e carattere.'


Grazie
Diego


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MessaggioInviato: 30/10/2010, 15:34 
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Iscritto il: 22/09/2010, 18:58
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Località: Lumezzane -BS-
Incuriosito ho guardato le tue foto e... guarda chi si rivede!? Abbiamo fatto il corso ARG1 nel 2005 con Nassini io ero quello (e lo sono ancora) alto, pelato con il naso lungo. Ottimo sapere che c'è qualche splittarolo da queste parti che non si sa mai quest'inverno...


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MessaggioInviato: 01/11/2010, 16:51 
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Iscritto il: 01/11/2009, 17:27
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Località: FVG
belle belle foto e bel racconto!!


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MessaggioInviato: 02/11/2010, 15:15 
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Iscritto il: 10/04/2009, 12:37
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Località: Rodengo Saiano -BS-
Grazie.

Dome, se fra un pannolino e l'altro riuscissi a trovare mezza domenica libera, si va in maniva :Thumbup:


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MessaggioInviato: 02/11/2010, 20:37 
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Iscritto il: 22/09/2010, 18:58
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Località: Lumezzane -BS-
mezza domenica credo proprio di si , (ho una moglie molto comprensiva) per organizzarci ci sentiamo tramite MP così non smarroniamo gli altri -a proposito questo è il mio primo anno con la split quindi ci sarà da ridere e portare pazienza , se te la senti...
2 settimane fa ho anche viosionato un percorso dal gaver al passo blumone che non è niente male...


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MessaggioInviato: 03/11/2010, 14:06 
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Iscritto il: 25/01/2010, 12:50
Messaggi: 328
Complimenti per il resoconto, veramente bello. Anche io ho in progetto la stessa gita, al massimo ci si può sentire!! :Thumbup:

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Mountain Twin Split 160 2013/14 - Spark Afterburner

"Courage is resistance to fear, mastery of fear, not absence of fear."


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