2-10-2015 Mi sveglio in una camera d’albergo fredda e marcia d’umidità. Sono arrivato a Temuco ieri notte, dopo due giorni di viaggio, ed ad accogliermi non ho trovato il tiepido sole primaverile di cui avevo letto sull’articolo di Skialper, ma una fredda pioggia scrosciante. Come se non bastasse, un pensiero mi angoscia ancora più del meteo: hanno perso i nostri bagagli….tutta la mia attrezzatura al momento è in Argentina. Mi dirigo al mercato generale, decido di affogare i miei dispiaceri in un empanada de mariscos (frutti di mare) e tentare senza successo un’intossicazione alimentare.
Nel pomeriggio, quando tutte le speranze sono perse, ricevo una chiamata dall’aeroporto: i bagagli sono arrivati, esce persino un raggio di sole…salpiamo l’ancora per le montagne.
Chillan Viejo, 3122m, versante W/S, disl.1700m Sono venuto a fare firn, ed invece al parcheggio trovo 20cm di farina.
Per attaccare la normale da sud dobbiamo fare un traverso a spirale e la navigazione a vista non si rivela così facile come immaginavo. Per fortuna abbiamo un GPS che ci guida ala base del pendio sommitale.
La neve è ottima, sembra sicura, potrei continuare fino in cima con lo split, ma per sicurezza calzo i ramponi e vado su dritto per dritto fino al cratere, dove mi accoglie una nuvola di zolfo ed il vento atomico cileno.
Mi sento abbastanza fresco, prima gita della stagione e mi sono divorato 1700m. Si scende: 500m di pendio a 35° costanti in fresca compattata dal vento
Poi uno slalom su firn fra le bocche vulcaniche e le fumarole fino all’auto.
Il resto del pomeriggio lo passiamo alle terme puzzolenti, a mangiare empanadas ed a bere birra patagonica.
Antuco, 2985m, versante N, disl.1600m Passiamo la notte in una tipica cabanas nella steppa, alla mattina raggiungiamo la base del centro sciistico dimesso, in un paesaggio surreale, stile ultima frontiera.
Risaliamo la colata lavica con le ridotte fino quasi alla prima lingua di neve, e da nord cominciamo a salire traversando a spirale verso est, dove è meno ripido.
Arriviamo in cima, ma non si vede una mazza, tira vento ed è pieno di buchi vicino al cratere,
per cui cazzeggio poco e scendo in fretta, prima su cavolfiori ghiacciati, poi su fresca ed in fine su firn, ma con poca visibilità.
Il giorno dopo avrebbe dovuto essere solo di trasferimento, ma il tempo sembra bellissimo…un peccato sprecare quella neve….per cui per la gioia dei miei quadricipiti ripetiamo la gita. Ne varrà la pena.
Lonquimai, 2865m, versante S-E, disl. 1500m Dopo una notte alla celebre capanna Swizandina (con gestori, cibo e prezzi svizzeri…) partiamo alla volta del centro di sci,
immerso in una stupenda foresta di Arucanie (a metà fra conifere e piante grasse)
Risaliamo lungo le piste i pendii più dolci, poi la pendenza si impenna di colpo fino a 40° su un pendio perfettamente triangolare.
La neve è fresca ed abbondante, per cui ci teniamo su una cresta fino al cratere inattivo
Dalla cima si vedono il LLaima ed il Villarrica, mete dei prossimi giorni.
Non resisto…mi ci ficco dentro a fuoco droppando giù dai piccoli cavolfiori sommatali…altri 150 metri da risalire…
La discesa non necessita descrizioni.
LLaima, 3125m, versante N-W, disl.1600m Il primo tentativo va a vuoto: facciamo 400m con un vento (El Puelche) fino a 70km\h, non riesco neanche a tenermi in piedi, figuriamoci riassemblare la split.
Passiamo la notte in una baracca nel mezzo del nulla, fra cavalli e cani. Facciamo una cena esagerata per 4 soldi a casa di sue signore del posto.
Il giorno seguente non c’è un filo di vento né una nuvola
Tiro fino alla terminale e la attraverso con le chiappe strette su un ponte, non siamo legati…cavolo l’ho portati a fare corda ed imbrago?
Passata la screpacciata rimangono 500m su un pendio che passa i 40°, cosparso di fumarole che creano grossi buchi di cui non vedo il fondo. Mi cago addosso,ma proseguo sci ai piedi fino a quasi in cima, i rampanti mi danno sicurezza. Sulla cima il cratere ha scolpito la neve in forme assurde. Riesco a finire dentro un paio di fumarole e mi smerdo definitivamente le braghe in goretex.
Di scendere sul versante di salita non se ne parla, troppi buchi, per cui opto per quello ovest tra i piccoli seracchi, più ripido e con neve più dura, ma non esposto a pericoli.
Gli spazi sono enormi, non riesco a scegliere una linea, ci sarebbe troppo da tritare….vorrei ripellare su, ma dobbiamo ripartire.
Villarrica, 2847m, versante N, disl.1400m Arriviamo a Pucon, paese stretto fra laghi e vulcani, ma kitch e turistico, in contrasto con la solitudine dei luoghi visti finora. Il vulcano è attivo, ha eruttato ad aprile, per cui sarebbe vietato salirci. A controllare tanto non c’è nessuno, e di recente sembra essere passata già un po’ di gente.
Risaliamo lungo gli impianti in disuso ( a causa dell’allerta) fino al pendio sommitale. La via è semplice, in alto il vento spazza via i fumi del cratere.
Ci fermiamo a pochi metri dalla cima, c’è troppo vento….e comincio ad accusare dei segni di stanchezza. Rimonto la split accovacciato tra i cavolfiori.
La neve in alto non ha ancora mollato. Ci ficchiamo in un enorme canale sotto la vetta dove la neve è migliore, forma un half pipe naturale che conduce fino giù alla base.
Osorno, 2662m, versante S-W, disl.1200m Arriviamo ad Ensenada, Patagonia settentrionale. Il paese è deserto, l’eruzione del vulcano Calbuco di maggio ha seppellito strade e case sotto mezzo metro di lapilli. Troviamo sistemazione nelle case di dragonball, su una spiaggia di detriti vulcanici a ridosso del lago.
L’Osorno rimane avvolto dalle nubi, ma non abbiamo più giorni a disposizione, tentiamo la gita lo stesso.
Di nuovo su con le ridotte sulla cenere, mettiamo gli sci ai piedi sulle lingue di neve delle vecchie piste...che battevano con mezzi impropri...
fino alle prime piccole seraccate.
Le condizioni sono pessime: a 2200m ci sono due dita di polistirolo su un fondo di ghiaccio blu, tanto duro che i rampanti si piegano.
Sopra di noi c’è una mega nuvola di fantozzi, ed il pendio di discesa è tutto disseminato di buchi.
Potrei mettere i ramponi e salire in cima lungo la cresta, ma non c’ho proprio voglia… Si fotta l’Osorno; faccio la peggior sciata della storia, mi saltano le otturazioni nel tentativo di tirare due curve sui sastrugi gelati.
Scendo a mangiare pesce a Puerto Varas, una stupenda cittadina costruita da coloni tedeschi sul lago.
Si torna a casa, la primavera è finita, ora ci aspetta l’inverno.
Splitboarding in Chile, 10 punti fondamentali: 1: Nell’emisfero australe i versanti sono invertiti, a sud è buona, a nord marcia. Mi ci è voluto un po’ per accettarlo….ma è così. 2: La latitudine è più bassa del Sud Africa , il sole picchia….non fate come il sottoscritto, mettete la crema solare e gli occhiali se non volete passare una notte di merda. 3: I vulcani sono fortemente sconsigliati a chi “soffre sui traversi” 4: Non avrai altro dio al di fuori dei rampanti. 5: Onora picca e ramponi, tenendoli sempre nello zaino 6: Sui vulcani ci possono essere crepacci, ma soprattutto le fumarole (bocche da cui esce aria calda che scioglie la neve creando insidiosi buchi)…finirci dentro non è così divertente. 7: Senza 4x4 gli avvicinamenti possono diventare lunghi…molto lunghi. 8: Il volo costa caro (ed è infinito…) ma una volta in loco si può mangiare (bene), spostarsi e dormire veramente con due soldi. 9: I Cileni sono veramente gentili e cortesi, ma non sanno una mazza delle loro montagne e ti danno indicazioni a muzzu. Meglio documentarsi bene a casa. 10: Preparatevi a bere dell’ottimo vino, birra artigianale e soprattutto pisco sour!
alex
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