Niente a che vedere con l'alta montagna, quattromila e oltre e l'occidente.
La magia di questo giro deriva dal mio personalissimo motivo per cui il mio cuore risiede nell'est mentre all'ovest dedico le, ormai, rare fughe in qualità di amante. Qui il sole arriva prima, è una questione geografica, ma per chi và in montagna basta poco per scatenare motivazione e volontà.
Da sempre l"Alta Via Resiana" ha rapito la mia curiosità ed una volta sicuro delle mie, poche, conoscenze tecniche ho deciso di farla in solitaria. Quanto si perde nell'ambito della sicurezza (perchè è innegabile che non si dovrebbe andare da soli) lo si guadagna esponenzialmente in sensazioni (non faccio yoga ma mi sono fatto l'idea che sia la cosa più vicina alla meditazione).
Per chi non conosce questi luoghi si tratta di una lunga (almeno per me) cavalcata che inizia dalla val Resia e si svolge su tutta la cresta montana sul confine tra Italia e Slovenia. Inoltre, come ciliegina sulla torta, ha il suo culmine sul Canin (montagna estremamente evocativa).
La parte più bella ritengo sia dalla forcella di Infrababa Grande al Canin. Qui la solitudine avvolge ogni passo. Raramente si incontra qualcuno e gli unici compagni sono gli stambecchi maschi allontanati dai branchi. Niente cavi (tranne una decina di metri in discesa dallo Slebe), ma nemmeno difficoltà insormontabili anzi (qualche passaggio al massimo di I/II grado, a parte forse un solo tratto di III). Però l'esposizione è massima, si è sempre sul profilo di cresta e a destra e sinistra incombono i versanti italiani e sloveni.
Le parti più difficili sono nella discesa dal Cerni Vogu al Porton Sotto al Canin, bisogna arrampicare in discesa senza protezioni ed in queste zone il calcaree non è proprio così solido. Nulla che soddisfi i palati fini dei gradi alti delle falesie, è più un girovagare d'altri tempi (il fantasma di Julius Kugy vi terrà compagnia), dove le vertigini la fanno da padrona anche per chi ne mastica abitualmente.
La discesa dal Canin attraverso il Picco Carnizza avviene con un tratto di ferrata verticale (Grasselli). Nessun problema tecnico ma consiglio comunque imbrago, kit e casco per tutti perchè le pietre non sanno riconoscere chi è bravo da chi no.
Arrivati al Bivacco Marussich, sempre tramite sentiero, tornare verso la Val Resia con un tragitto non proprio corto (considerando quanto abbiamo già lasciato alle spalle). Tra l'altro la risalita verso la Casera Canin uccide il morale, ma è l'unica strada per il rientro a meno di voler pernottare in qualche bivacco. Il sentiero 424a viene segnalato inaccessibile per una frana, il tratto a mio parere è superabile e non pericoloso (oltretutto se avete già fatto le creste avete tutte le carte a posto), và fatta però un po' di attenzione.
Portatevi molta acqua (a seconda della stagione), io ho sofferto come un cane e ne avevo 2lt. E' vero che faceva molto caldo ma tenete conto che per strada non c'è possibilità di fare rabbocchi.
Per il giro completo ci ho messo 11h (7.30h dal malga Cot al Marussich; 3.30h dal Marussich), forse con più acqua, meno roba nello zaino (picca e ramponi hanno fatto un giro gratis) e conoscendo l'itinerario 1h si può levare ma, almeno per me, non di più sicuro.
Ho messo il tempo giusto per dare un'indicazione di quanto si stà in ballo, perchè se avete voglia di visitare questi posti l'unica cosa che sarà estranea e fuori luogo sarà proprio l'orologio.
Bibliografia: G. Buscaini "Alpi Giulie" (pag.325 ma anche altre); carta Tabacco n.27-
l'itinerario in giallo
la salita verso il bivacco costantini
verso la cima dello Slebe
sulla cresta del Lasca Plagna verso il Canin
compagno di viaggio
basso Canin e alto Canin
sulla cima del Canin verso sud si vede tutta l'alta via
vista incredibile su un'altro itinerario magico: "il ceria merlone"