Mah non avedo fatto molto sulla neve quest'anno, almeno i ricordi belli e le emozioni vissute in passato riaffiorano ripescando qualche vecchio racconto, come questo, che scrissi e misi sul mio vecchio sito e pubblicato all'epoca sulla rivista Backcountry. Non ero ancora dotato di splitboard all'epoca e magari qualcosa con le ciaspole lo facevo però. Magari a qualcuno può piacere e così lo rispolvero, questo sito mi pare il posto migliore. _____________________________________
"Sono stanco. Lo so non sono allenato, avrei dovuto almeno fare delle camminate quest'estate, sto salendo in un paradiso, ma mi sento terribilmente esausto.
Il mondo visto da quassù sembra ancora un posto meraviglioso. Non ci sono case, non ci sono segni di "civiltà", che poi in genere significa invece tracce dell'inciviltà dell'uomo. Tutto è coperto della bianchissima meravigliosa neve. Dentro di noi è il simbolo della purezza incontaminata.
Faccio fatica ad ogni passo, vedo la maggior parte dei miei compagni di salita che sono oramai più avanti, mi aspettano, capirei se fossero impazienti ed un po' arrabbiati, io infatti ho l'impressione di rallentare sempre più. Così ogni tanto mi fermo e prendo la macchina fotografica per riprenderli, magari così non si accorgono che in realtà cerco di riprendere fiato.
Qui c'è un silenzio assordante. Avevo già sentito questa definizione, data, pensavo, per stupire con una contraddizione in termini. Invece è tutto vero. Le mie orecchie abituate al rumore della folla e delle automobili restano quasi stordite da questo silenzio. A casa ho mille luci, artificiali, mille suoni, artificiali. Qui c'è un solo colore, vero, un solo suono, vero. Io amo questo mondo.
Ragazzi, ma come fate? Capisco che per voi questo è il pane di ogni weekend, di ogni giorno libero, ma sembra davvero che non abbiate il peso della tavola sulle spalle, tanto andate su leggeri e veloci come io sarei in grado forse solo su un sentiero pianeggiante in mezzo all'erba. E sì che io seguo le vostre tracce battute, mentre voi fate la prima traccia nella neve alta..
Che cosa incredibile la neve. E' così immobile, apparentemente priva di vita… Ma in essa c'è il seme di tutta la vita, la potenza che sciogliendosi genera l'acqua e quindi tutto. Ma è proprio vedere la forza prima della sua nascita che più mi affascina. A trasformarla e a corromperla ci penserà l'essere più distruttivo e malefico mai conosciuto dalla terra. L'uomo.
Quando sono così stremato, non lo nego, ho una vocina che mi ripete: "Ma chi te lo fa fare?", che mi dice che in fondo gli impianti di risalita sono una gran comodità. Ma com'è allora che facendo solo alcune uscite di backcountry mi sono preso questo "virus"? Sì, questa reazione fisica, ogni volta che vedo che stanno costruendo una seggiovia, un rifugio, stanno ferendo lei, la montagna.
Voci di abeti che frusciano leggeri, riflessi iridescenti sui cristalli di neve, persino la traccia che interrompe questa perfezione sembra un'offesa. Vorrei salire senza lasciare nessun segno. Passare e lasciare tutto immutato. Del resto, siamo sinceri, così sarà per la vita di ognuno di noi, non resterà alcuna traccia domani. Resteranno per sempre queste rocce, questa neve questi abeti. Nessuno li deve toccare, capito, nessuno!
Max, Fede, Andrea, Elena, Fabi, Alberto, loro sono già sul passo che mi aspettano, so che vogliono anche attaccare la cima sulla destra. So invece che è meglio che io mi accontenti, mille metri di dislivello sono per me già sufficienti, non è il caso di continuare. Resto ad osservarli nel loro assalto rapido a quel ripido pendio, seduto sulla mia lunga tavola.
Dal passo quasi non si vede la pianura. Chiuso da alcune cime, l'orizzonte dà l'illusione che esista solo la montagna, il bianco, da piccolo sognavo che fosse così. Si può sentire la sensazione che forse provavano i nostri antenati a vivere in un mondo duro, talvolta crudele, ma incontaminato. Ora, noi grazie al progresso viviamo sicuri una lunga vita. In mezzo al traffico e al cemento. Quassù tutte le comodità e le certezze della nostra vita perdono molto del loro valore. Talvolta diventano persino odiose.
Eccoli che cominciano a scendere, Max leggero e preciso, Fede potente e veloce. Io mi sono già preparato e al loro passare parto col mio longboard. Mi è costato un piccolo supplemento di fatica in salita, ma adesso dove la discesa si fa meno pendente mi permette di galleggiare senza fatica. Adesso mi prendo una piccola rivincita, danzo leggero fra i primi piccoli abeti, la tavola fruscia nella polvere, ma passa sicura con un suono più profondo anche laddove taglia tratti appena induriti dal vento freddo che sta crescendo.
Scendendo corro, è bellissimo. Ma più scendo più perdo quello che ho lasciato lassù. Che è forse il vero ed unico motivo della salita, anche se avevo la tavola sulle spalle per scendere. Accelero rapido sul pendio incontaminato, ma scivolo anche verso la valle, purtroppo. Non è consumare il dislivello che ho faticosamente guadagnato salendo che mi mette ansia, è allontanarmi sempre più da un mondo perfetto, dall'unico mondo che sento il mio mondo.
Sono arrivato in fondo. Sono molto stanco. Tornerò sù presto con la tavola sulle spalle. Ne ho bisogno."
_________________ Duotone MTN Extreme Splitboard 163 e altro...
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