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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: il bollettino -spiegazioni-
MessaggioInviato: 26/03/2014, 19:22 
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Iscritto il: 18/11/2011, 18:26
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http://www.nonsolofresca.com/il-bollett ... -valanghe/

rinnovo i complimenti a questo gran blog/sito.
gli itinerari sono magnifici, estrosi e tecnici ma tutto questo l'ho già detto in altro post.
ora se ne escono con questo ottimo articolo utile a tutti.
complimenti.

_________________
saluti!
nico


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 Oggetto del messaggio: Re: il bollettino -spiegazioni-
MessaggioInviato: 26/03/2014, 20:47 
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Iscritto il: 26/12/2011, 18:49
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Davvero un articolo molto ben fatto. grazie per la condivisione Nico e buona serata... :)

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..La mente ostacola lo spirito..

- G i u L i a N o -


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 Oggetto del messaggio: Re: il bollettino -spiegazioni-
MessaggioInviato: 27/03/2014, 13:38 
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Iscritto il: 14/02/2011, 15:30
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GiulianoPhoto ha scritto:
Davvero un articolo molto ben fatto. grazie per la condivisione Nico e buona serata... :)

Mi associo e grazie Nico :Thumbup:


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 Oggetto del messaggio: Re: il bollettino -spiegazioni-
MessaggioInviato: 27/03/2014, 14:36 
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Iscritto il: 12/09/2011, 12:43
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Bell'articolo!


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 Oggetto del messaggio: Re: il bollettino -spiegazioni-
MessaggioInviato: 03/12/2014, 0:52 
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Iscritto il: 24/10/2014, 22:29
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Bell articolo, molto interessante!
Grazie


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 Oggetto del messaggio: Re: il bollettino -spiegazioni-
MessaggioInviato: 03/12/2014, 9:50 
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Iscritto il: 01/11/2009, 17:27
Messaggi: 948
Località: FVG
aggiungo questo dal sito http://www.regione.fvg.it/asp/valanghe/welcome.asp

http://www.regione.fvg.it/asp/valanghe/ ... langhe.pdf

Guida alla lettura del bollettino nivometereologico

Tutte le informazioni sul rischio di valanghe e sulle condizioni del manto nevoso nel Friuli Venezia Giulia
...
Questa guida ha proprio lo scopo di rendere più comprensibili le informazioni contenute nel Bollettino valanghe del Friuli Venezia Giulia sia quelle comuni a tutti i bollettini dell’arco alpino italiano sia quelle riferite alla realtà geografica e climatica regionale.
Indice dei contenuti

Il bollettino valanghe, utilità e limiti
Il metodo previsionale
La validità nel tempo..
E quella territoriale
La struttura e i contenuti del bollettino
La scala unificata europea del pericolo di valanghe
Gli utenti
I mezzi di diffusione



Il bollettino valanghe, utilità e limiti

Storia: Il Bollettino valanghe del Friuli Venezia Giulia, a partire dal 1993, è molto cambiato. La definizione precedente di Bollettino delle valanghe indicava che l’informazione agli utenti era relativa alla situazione del pericolo al momento (giorno) della emissione: si trattava di un bollettino descrittivo del pericolo accertato in base ai rilievi effettuati, a queste informazioni veniva aggiunta una eventuale generica tendenza, in aumento o diminuzione, del pericolo per i giorni successivi.
Successivamente si è ritenuto di fornire non solo l’informazione relativa al pericolo accertato ma anche, anzi soprattutto, relativa al pericolo previsto per i giorni successivi: informazione molto più utile, al fine della prevenzione del pericolo, per le scelte e l’organizzazione degli utenti. Per questo motivo fino al 2005 è stato usato l'attributo specificativo nivometeorologico che seguiva il termine "bollettino": non era meramente formale, ma stava ad indicare che le previsioni meteorologiche rappresentavano un fattore fondamentale per la conseguente previsione del pericolo di valanghe. L’attuale Bollettino valanghe del Friuli Venezia Giulia continua su questa strada: è uno strumento informativo che prevede il pericolo costituito dalla caduta delle valanghe in un determinato spazio, l'arco alpino regionale, in un determinato intervallo di tempo, 48 o 72 ore. La differenza rispetto a prima sta nel fatto che le informazioni meteo riportate sono quelle essenziali per la previsione del pericolo e non sono dettagliate: per questo si rimanda al Centro meteo regionale competente. Come successivamente si vedrà il Bollettino non è altro che la trasposizione dei concetti generali della “Scala unificata europea del pericolo di valanghe” in un determinato spazio (nel nostro caso il territorio montuoso del FVG) in un determinato periodo invernale di 48/72 ore.
Utilizzo: il pericolo di valanghe viene espresso su scala regionale; indica dunque la possibilità e/o la probabilità di distacchi di valanghe spontanee e/o provocate sul territorio montano regionale: si tratta quindi di uno strumento che serve a valutare l’evoluzione del pericolo in termini di diffusione dello stesso (il bollettino indica, con quota esposizione e caratteri morfologici, i pendii con le caratteristiche potenzialmente pericolose). la sua valutazione è fatta solo per grandi aree o gruppi montuosi e quindi non può essere applicato ad ogni singolo pendio innevato. Il bollettino valanghe dunque costituisce uno degli strumenti informativi fondamentali nella fase di valutazione regionale.
Limiti: spetta ovviamente all’utente mettere in relazione fra loro il grado di pericolo, la possibile/probabile attività valanghiva e le relative conseguenze nell’affrontare uno specifico itinerario o per prendere decisioni in una specifica zona (chiusura strade, evacuazione edifici, ecc.), attraverso una corretta valutazione zonale e locale.



Il metodo previsionale

Il metodo previsionale del pericolo di valanghe è definito sinottico o convenzionale o a scala regionale. Il metodo si basa su una sufficiente (per il territorio considerato) rete di stazioni di monitoraggio della evoluzione del manto nevoso da una parte e dall’altra sulla capacità e professionalità (conoscenze scientifiche ed esperienza) del previsore valanghe, il quale deve elaborare tutti i dati riguardanti il grado di consolidamento del manto nevoso e, attraverso un processo di logica deduttiva, deve prevedere il pericolo di distacco delle valanghe rapportato alla morfologia del terreno (buona conoscenza del territorio) e all'evoluzione dei fattori meteorologici.
È comprensibile come tale metodo contenga un alto valore di soggettività. Per “aggiustare” i difetti legati alla soggettività a livello internazionale si è deciso di introdurre degli strumenti standardizzati che permettono di definire il grado di pericolo valanghe seguendo un diagramma di flusso logico (vedi matrice bavarese).
Il previsore di turno segue l'andamento meteorologico e le trasformazioni del manto nevoso per tutta la settimana analizzando giornalmente le informazioni provenienti dalla seguente rete di rilevamento:



campi di rilevamento manuale dei dati nivometeorologici effettuato giornalmente da privati e da forestali intorno alle ore 8.00 di ogni giorno; vengono utilizzati anche alcuni dati provenienti da stazioni Meteomont e da regioni e Stati contermini (Veneto, Austria, Slovenia);
stazioni automatiche con rilievo orario di temperatura dell’aria, forza e direzione del vento, altezza della neve e, in alcuni casi, umidità relativa;
campi fissi di rilievo della struttura interna al manto nevoso (profilo penetrometrico e stratigrafia) effettuati con cadenza settimanale dal personale forestale (alcuni corrispondenti con quelli di rilievo giornaliero);
da 5 a 8 rilievi itineranti settimanali, in località variabili, della stabilità del manto nevoso (comprendenti l’osservazione generale delle condizioni del manto nevoso dell’area, la prova penetrometrica, l’analisi stratigrafica e i test di stabilità) che vengono effettuati lungo itinerari scialpinistici da forestali e guide alpine qualificate. Queste ultime procedure di rilievo e analisi vengono utilizzate anche per la verifica dell'attendibilità del grado di pericolo dei bollettini emessi.



...




La validità nel tempo...

Il bollettino esce con il primo innevamento consistente (in genere fine novembre - primi dicembre) e termina con la scomparsa del manto nevoso pericoloso per fusione primaverile (in genere ai primi di maggio). L’emissione, essendo conseguente alla pubblicazione delle previsioni meteorologiche da parte dell’Osservatorio meteorologico regionale, avviene tra le ore 12.30 e le ore 14.00 di lunedì, mercoledì e venerdì. Esso vale dalla data e dall'ora di emissione fino alla data riportata in calce al testo. Quando necessario (improvvisi cambiamenti meteorologici, errore delle previsioni), viene emesso un bollettino straordinario integrativo o correttivo.



... E quella territoriale

Il bollettino interessa l'intero territorio montano della Regione Friuli Venezia Giulia che viene suddiviso in zone che presentano una certa omogeneità generale del clima e dell’innevamento. In base all’esperienza sono state individuate quattro aree principali alcune, a loro volta, suddivise in sottozone. Con questo si intende sottolineare che le aree in questione non corrispondono con la suddivisione geografica reale ma individuano ampi territori (al fine di una più precisa informazione) con comune evoluzione nivoclimatica e quindi del pericolo di valanghe. Le zone considerate, in senso orario, sono così definite:



Prealpi Carniche con parte delle Dolomiti Friulane e le restanti Prealpi della destra Tagliamento: delimitate a ovest dalla linea che segue il Torrente Settimana, parte del Torrente Cellina e poi la Val Chialedine fino al Passo Valbona quindi per il restante confine dal confine regionale, dal fiume Tagliamento a nord ed est e dalla pianura a sud, a loro volta suddivise in:



Prealpi Carniche occidentali con la parte orientale delle Dolomiti Friulane, inclusa la zona del Piancavallo, dal confine con il Veneto fino al Passo Rest (lungo la Val Tramontina) a est.
Prealpi Carniche orientali dal Passo Rest (lungo la Val Tramontina) a ovest fino al Tagliamento a nord ed est ed alla pianura a sud.




Alpi Carniche Comprendenti la parte occidentale delle Dolomiti Friulane: delimitate a ovest dal confine regionale, a sud dalla linea che segue il Torrente Settimana, il torrente Cellina e la Val Chialedina sino al Passo di Valbona oltre che dal Tagliamento, a est dai torrenti Pontebbana e Aupa, a loro volta suddivise in:



Alpi Carniche occidentali comprese tra la Val Degano a est e la valle del Tagliamento a sud oltre alle Dolomiti Friulane comprese tra la Val Settimana, Val Cellina e Val Chialedina a est edil confine regionale a ovest.
Alpi Carniche centrali a nord dal confine regionale da Forni Avoltri alla Creta di Aip compresi i gruppi a sud di questa parte della Cresta Carnica di confine fino al Tagliamento.



Alpi Giulie: delimitate a ovest dai torrenti Pontebbana e Aupa, a nord ed est dal confine regionale, a sud dalla Val Resia; a loro volta sono suddivise in:



Alpi Giulie centrali con i gruppi settentrionali, compresa la Cresta Carnica orientale di confine dalla Creta di Aip e Passo Pramollo fino a Coccau.
Alpi Giulie orientali con i gruppi del M. Canin e Mangart



Prealpi Giulie: a sud della Val Resia tra la pianura e il confine regionale orientale.

In occasione di eventi particolari, quali ad esempio manifestazioni sportive o altro, vengono elaborati appositi bollettini locali molto dettagliati validi solo per zone geografiche ristrette quali ad esempio i Gruppi montuosi Raut-Ressetum, Canin, dei Monfalconi di Forni ed altri ancora.



La struttura e i contenuti del bollettino

La struttura attuale è volta a fornire agli utenti professionali, con il testo, informazioni approfondite mentre, con le immagini, agli utenti meno preparati nella materia informazioni più semplificate ma di immediata comprensione.
In particolare nel 1996 i contenuti sostanziali del bollettino sono stati discussi tra tutti i servizi neve e valanghe dell'arco alpino italiano in sede AINEVA, con l'accordo di esplicitare chiaramente all’utente i due tipi di pericolo indicati: quello relativo al giorno di emissione (valutato sulla base dei dati raccolti sulle stazioni di monitoraggio) e quello previsto per i giorni di validità del bollettino, che tiene conto dell'andamento meteo previsto. Per tale motivo e per coniugare completezza e sintesi, il bollettino del FVG è formata da due sezioni informative: la situazione del manto nevoso e del pericolo di valanghe al momento di emissione, la previsione del pericolo per i giorni successivi in base alle previsioni meteorologiche di cui si riportano gli elementi decisivi per il pericolo di valanghe stesso mentre, per le informazioni più dettagliate si rimanda al bollettino e ai prodotti dell’Osservatorio meteorologico regionale (OSMER) dell’ARPA del FVG. Questa successione schematica è la stessa seguita dal previsore durante l'applicazione del processo logico deduttivo che porta alla formulazione del bollettino; ciò può dare modo all'utente di capire le scelte operate dal previsore e, cosa più importante, di procedere personalmente alla rettifica della previsione di pericolo qualora le previsioni meteo non corrispondessero all'andamento del tempo atmosferico verificabile al momento in cui deve prendere le proprie decisioni in sede di valutazione zonale e locale.



PRIMA SEZIONE: La situazione del pericolo e del manto nevoso nella giornata di emissione.
Contiene la descrizione dello stato del manto nevoso e del pericolo di valanghe dedotti dall'analisi dei dati disponibili fino all'ora di emissione. Sia in forma grafica/sintetica che in forma discorsiva si riportano:
Uno spot iniziale che sintetizza la situazione del pericolo nella giornata di emissione;



Una sintesi sui dati neve raccolti con:


l’altezza media della neve al suolo alla quota che, in quel momento, rappresenta una condizione media tra il fondovalle e le cime più alte della nostra regione, in genere rappresentata dalla quota dei 1800 m.
la neve fresca eventualmente caduta, nelle ore/giornate (indicate nel testo) precedenti l’emissione
il limite inferiore della neve (con la eventuale continuità o discontinuità) del manto nevoso;



Il grado di pericolo, per la regione o per le aree nivoclimatiche sopra indicate;
La localizzazione dei pendii critici per quota ed esposizione per la giornata di emissione; Nel bollettino vengono descritti in modo più dettagliato (quota, esposizione, forma del terreno ecc.)
Lo stato del manto nevoso, con la descrizione della evoluzione delle caratteristiche strutturali del manto nevoso che ne evidenziano il grado di consolidamento, con il conseguente pericolo accertato sempre nel giorno di emissione del bollettino.


SECONDA SEZIONE: La previsione del pericolo di valanghe nei giorni successivi con:
Uno sopt iniziale che sintetizza l’evoluzione del pericolo nei giorni successivi a quello di emissione;
Il grado di pericolo per i giorni successivi a quello di emissione, riportato in forma grafica sulle cartine del territorio montano;
Le previsioni meteo di cui si riportano gli elementi essenziali per il pericolo valanghe (si rimanda al bollettino meteo dell’OSMER per il dettaglio); Nota bene: le previsioni meteorologiche dettagliate, cui si fa riferimento per la redazione del bollettino valanghe, sono emesse dall’Osservatorio meteorologico regionale (OSMER) dell’ARPA del FVG.
Vengono elaborate e fornite direttamente dall'OSMER dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente del Friuli Venezia Giulia (ARPA FVG), cui si rimanda per l'ottenimento delle previsioni meteorologiche dettagliate (per il territorio regionale o per singoli settori territoriali) durante tutto il corso dell'anno: telefono: 0432-934141, fax: 0432-934100, www.osmer.fvg.it, forecast@osmer.fvg.it.


Nel Bollettino valanghe delle previsioni meteo, per i 2 giorni successivi all’emissione e per la tendenza per il terzo giorno, sono riportati:



una sintesi del tempo atmosferico previsto con gli elementi essenziali che incidono sulla evoluzione del pericolo valanghe,
la quota dello zero termico,
il vento dominante a 2.000 m,



I pendii critici (informazione grafica) ipotizzabili nella condizione peggiore prevista, a sua volta distinta per esposizione e quota;
Il pericolo previsto (testo) per i 3 giorni successivi all’emissione con la descrizione sintetica della evoluzione prevista del manto nevoso e il conseguente pericolo di valanghe; nel testo sono riportate le informazioni essenziali che individuano le situazioni più critiche.



ATTENZIONE !: Il pericolo viene stimato partendo dalle condizioni nivometeorologiche del giorno di emissione e prevedendone l'evoluzione sotto l'influenza degli eventi meteorologici previsti. Nel caso in cui gli eventi meteo non fossero in grado di apportare apprezzabili variazioni alla situazione (stabilità atmosferica), il pericolo previsto coinciderà con quello indicato nella prima sezione. Il pericolo indicato deve rappresentare la situazione generale, possibilmente riferita a tutto l'arco alpino regionale ovvero, con massimo dettaglio possibile, alle singole zone nivoclimatiche omogenee sopra riportate. Ciò significa che si deve evitare di "localizzare" i gradi a zone particolari, ad esempio a singoli versanti o, peggio, a singoli pendii così come non è corretto assegnare il grado di pericolo pensando alle sole zone critiche. Quest'ultime, definite meglio come luoghi pericolosi, sono descritte qualitativamente (fascia altimetrica, esposizione al vento e al sole, localizzazione rispetto all'orografia e morfologia del terreno) e quantitativamente (percentuale di pendii ripidi pericolosi). Tuttavia i distacchi possono avvenire anche al di fuori delle zone descritte, pertanto sarà compito dell’utente individuare sul terreno locale i siti, che possono presentare caratteristiche analoghe a quelli pericolosi descritti, nella fase di valutazione zonale e locale.


In ogni caso Il grado di pericolo non può riassumere tutto il contenuto del bollettino, esso ne rappresenta una estrema sintesi quali/quantitativa; solo l’intero testo è in grado di riportare la corretta informazione, come il consolidamento del manto nevoso, l'identificazione dei luoghi pericolosi e le cause e gli effetti dei distacchi di valanghe. Un'errata o parziale lettura del bollettino può essere molto pericolosa: durante questi ultimi anni ci sono stati molti casi di incidenti da valanghe avvenuti con grado di pericolo 2; questo significa che, nonostante la presenza di un manto nevoso generalmente bene o moderatamente consolidato, esistono comunque delle zone instabili (sia pure rare) dove è possibile provocare il distacco di valanghe con esito mortale.



La scala unificata europea del pericolo di valanghe

Il generico concetto di pericolo di caduta di valanghe è stato in qualche modo organizzato all'interno di scale graduate, dove ogni grado rappresenta uno scenario di potenziale pericolo di valanghe in termini di quantità (diffusione del pericolo) e qualità del pericolo. Lo scopo è quello di fornire un codice univoco e riconoscibile agli utenti dei bollettini.
Nella versione italiana si usa il termine pericolo per indicare le potenziali conseguenze negative dovute alle valanghe previste, indipendentemente dal fatto che nei luoghi dove si verificano siano presenti cose o persone; il termine di rischio invece è riservato ai potenziali eventi valanghivi che interferiscono con l'attività umana. In questo modo il rischio può variare grandemente a seconda della presenza o meno di persone o di strutture: quante persone e quante e quali strutture sono presenti, in una determinata zona, ed esposte al pericolo di valanghe;come esempio basti pensare agli scialpinisti che si assumono volontariamente un rischio che è molto variabile in funzione del numero di persone presenti, del percorso scelto, dell'orario, del comportamento del gruppo. Il Bollettino valanghe indica ovviamente il solo pericolo; spetta ai singoli utenti calcolare il rischio di esposizione, propria o di altri e/o di cose, alle valanghe nella fase di valutazione locale.
Dal 1993 il Gruppo internazionale di lavoro dei Servizi di previsione e prevenzione del pericolo di valanghe ha deciso di adottare una unica scala di pericolo; tale scala è denominata “Scala unificata europea del pericolo di valanghe” e ha sostituito le precedenti disomogenee scale di pericolo. Il Bollettino valanghe non è altro che la trasposizione dei concetti generali (scenari prevedibili di pericolo) della Scala in una determinata area (nel nostro caso il territorio montano del Friuli Venezia Giulia) in un determinato periodo di tempo (nel nostro caso 48/72 ore nel periodo che va dal tardo autunno a primavera inoltrata).


I concetti fondamentali della Scala unificata europea del pericolo di valanghe



valanga


La scala in questione riporta i concetti fondamentali cui fanno riferimento tutti gli strumenti di valutazione del pericolo di valanghe. I caratteri peculiari su cui si basa la scala sono i seguenti:



il pericolo è suddiviso in cinque gradi caratterizzati da un’aggettivazione e numerazione crescente (debole 1, moderato 2, marcato 3, forte 4, molto forte 5); ad ognuno dei gradi corrispondono 5 scenari di pericolo. La progressione della scala non è lineare; infatti il grado di pericolo 3, pur trovandosi al centro della scala, non rappresenta un grado di pericolo medio ma una situazione già critica;
il grado di pericolo di valanghe è funzione dei seguenti fattori:



Consolidamento del manto nevoso, esprimibile come rapporto tra le forze resistenti e le tensioni che agiscono nel/sul manto nevoso. Il consolidamento viene quindi espresso come qualità media della struttura del manto nevoso e, in particolare, come diffusione dei siti pericolosi, quelli su cui si possono verificare fenomeni valanghivi, su un determinato territorio:



Grado 1= generale buon consolidamento e stabilità ma non si escludono pochissimi o isolati siti pericolosi;
Grado 2= consolidamento moderato in aree localizzate: i siti pericolosi sono localizzati e, in genere, richiedono carichi importanti per dare luogo a valanghe provocate ma non si escludono isolate condizioni di debole consolidamento;
Grado 3= consolidamento moderato su molti pendii (situazione già molto importante!), consolidamento debole su alcuni pendii localizzati;
Grado 4= debole consolidamento sulla maggior parte dei pendii ripidi;
Grado 5= il manto nevoso è in generale debolmente consolidato anche su pendii a moderata pendenza.


Probabilità/possibilità di distacco, che dipende direttamente dal consolidamento, tende a quantificare statisticamente i pendii pericolosi e viene così suddivisa:



su pochissimi (= sporadici/isolati) pendii ripidi estremi, pari a meno del 10% dei pendii ripidi; è questo il caso generale del grado 1 ma riguarda anche le situazioni di eventuale debole consolidamento del grado 2;
su alcuni (localizzati) pendii ripidi (dal 10 al 30% dei pendii ripidi), indicati nel bollettino, con un consolidamento generalmente moderato ma, come prima si è visto, non si esclude la presenza di siti, estremamente localizzati (sporadici/isolati), con consolidamento debole, particolarmente sottolineati nel bollettino, (grado 2)
su molti pendii ripidi (già più del 30% dei pendii) dei quali la maggior parte ha consolidamento moderato mentre alcuni, indicati nel bollettino, presentano consolidamento debole (grado 3);
sulla maggior parte dei pendii ripidi (il 66% = 2/3 dei pendii) con debole consolidamento (grado 4);
sulla maggior parte dei pendii ripidi con estensione anche a quelli moderatamente ripidi (oltre il 66% dei pendii) (per il grado 5).


Nota bene: I pendii ripidi sono così definiti:



pendio poco (moderatamente) ripido = pendio con inclinazione inferiore a 30°;
pendio ripido = pendio con inclinazione da 30° a 35°;
pendio molto ripido = con inclinazione da 35° a 40°;
pendio estremamente ripido = con inclinazione superiore ai 40° e con caratteristiche sfavorevoli per quel che concerne la forma del terreno, la vicinanza alle creste, ecc..



Dimensione delle valanghe. In base alle dimensione queste possono essere definite:



scivolamento o scaricamento: piccoli scaricamenti, il pericolo è legato all’impatto o alle cadute non al seppellimento; lunghezza di 50 m, volumi fino a 100 mc
piccole valanghe: si fermano su pendii ripidi (inclinazione maggiore di 30°) ma possono seppellire, ferire o uccidere una persona; hanno lunghezza fino a 100 m e volumi fino a 1.000 mc;
valanghe di media grandezza: possono percorre zone poco pendenti (inclinazione minore di 30°) per distanze minori di 50 m; possono seppellire e distruggere un’automobile, danneggiare un camion, distruggere una piccola casa o piegare alcuni alberi; hanno lunghezza fino a 500 m e volumi inferiori a 10.000 mc;
grandi valanghe: percorrono anche terreni a ridotta inclinazione (inclinazione minore di 30°) per distanze superiori a 50 m e possono raggiungere i fondovalle; possono seppellire e distruggere il vagone di un treno, un automezzo di grandi dimensioni, vari edifici o parte di un bosco; hanno lunghezza di 1-2 km e volumi fino a 100.000 mc.
valanghe molto grandi: raggiungono il fondo valle e possono alterare il paesaggio e provocare danni disastrosi;
hanno lunghezze di circa 3 km e volumi superiori a 100.000 mc.


Attività valanghiva spontanea prevista.


Con i gradi 4 e 5 l’attività valanghiva spontanea deve essere diffusa sul territorio:



anche molte valanghe spontanee di media grandezza (talvolta anche grandi) nel caso de grado 4;
numerose grandi valanghe spontanee nel caso del grado 5.


E’ bene invece sottolineare che con i gradi 1 e 2, ma perfino con il grado 3, può non esserci attività valanghiva spontanea, mentre può esserci pericolo latente di distacco provocato, anche molto diffuso e pericoloso nel caso del grado 3.


Cause del distacco. I distacchi vengono inoltre suddivisi in:



distacchi spontanei: il distacco avviene senza influenza esterna al manto nevoso.
distacchi provocati: causati da carichi supplementari, esterni, sul manto nevoso (per esempio: passaggio di persone o mezzi meccanici, una esplosione, ecc.).


Nel caso del distacco provocato, il sovraccarico applicato può essere definito come:



debole sovraccarico: singolo sciatore o snowboarder che effettua curve dolci, singolo escursionista con racchette da neve, gruppo che rispetta le distanze di sicurezza (minimo 10 m);
forte sovraccarico: escursionista senza sci, sciatore o snowboarder che cade, gruppo compatto che non rispetta le distanze di sicurezza, mezzo battipista, esplosione.



Gli utenti

Il Bollettino valanghe è uno degli strumenti importanti, a disposizione degli utenti, nella fase di valutazione regionale e, come si è visto, lo scopo è quello di dare l’informazione, il più possibile precisa, sul tipo e sulla diffusione del pericolo sul territorio.



Gli utenti a cui è rivolto, dai semplici cittadini alle Istituzioni, sono:



scialpinisti e sciescursionisti,
sciatori fuori pista, snowboarders e freeriders.
alpinisti ed escursionisti,
guide alpine, istruttori di alpinismo e scialpinismo e maestri di sci,
organizzazioni di soccorso in montagna,
addetti alla sicurezza dei comprensori sciistici e delle strade
prefetture, sindaci e commissioni valanghe
strutture di protezione civile
forze armate e corpi di polizia
residenti in località montane e utenti delle vie di comunicazione.




La scala unificata europea del pericolo di valanghe è completata da un quadro contenente le indicazioni per gli utenti.
Le indicazioni di fianco riportate sono riferite al solo arco alpino italiano: a livello internazionale non vi sono determinazioni comuni per le implicazioni giuridiche e legislative peculiari di ogni paese europeo.
Nota bene: le condizioni più o meno favorevoli per le “gite sciistiche” sono riferite al solo pericolo da valanghe e non riguardano altri elementi quali le condizioni di innevamento, il tipo di strato superficiale, ecc.



I mezzi di diffusione

Il bollettino valanghe del Friuli Venezia Giulia viene diffuso attraverso i seguenti mezzi:



segreteria telefonica al numero verde 800 860377 con la possibilità di ascoltare il messaggio registrato o di riceverlo via self-fax; la chiamata è gratuita da tutto il territorio nazionale;
via Internet, al sito www.regione.fvg.it;
trasmissione via fax agli utenti che erogano servizi pubblici (comuni, organizzazioni di soccorso alpino e di protezione civile, associazioni di volontariato, poli sciistici, ecc.);
trasmissione via e-mail: i singoli cittadini o le organizzazioni private che ne vogliano fare richiesta possono rivolgersi all’indirizzo di posta elettronica: neve.valanghe@regione.fvg.it;
esposizione in luoghi pubblici quali Stazioni forestali, aziende di soggiorno e turismo, stazioni sciistiche, alberghi e negozi, sedi di associazioni, ecc.;
quotidiani locali che, saltuariamente e di propria iniziativa, pubblicano stralci del bollettino.
numero telefonico AINEVA 0461-230030, dove sono raccolti tutti i bollettini delle Regioni e Provincie autonome associate AINEVA;


False certezze

Tutte le informazioni sul rischio di valanghe e sulle condizioni del manto nevoso nel Friuli Venezia Giulia
Indice dei contenuti

Si tratta solo di un piccolo pendio, quindi non si rischia
Il terreno è poco pendente, quindi non si rischia
Siamo d'estate, quindi non si rischia
Si possono riconoscere facilmente i lastroni di neve. Sono duri, hanno un aspetto opaco e producono un suono cavernoso al passaggio
Le valanghe sono un enigma della montagna: a niente valgono guide esperte e bollettini
Non ha più nevicato da tempo, la neve si è stabilizzata, quindi non si rischia
Il rumore sordo ''vuumm'' è favorevole, perche' dimostra l'assestamento
Il terreno presenta massi ed altre asperità, quindi non si rischia
Dopo due o tre giorni la neve fresca si è assestata
Ci sono tracce di sci o di animali, quindi non si rischia
Le valanghe si staccano spontaneamente in modo casuale, quindi il rischio è questione di sfortuna
Nella neve di questo pendio ci sono fessure, quindi si rischia
Sulla mappa delle valanghe questa zona è bianca, quindi non si rischia
Il freddo consolida la neve, quindi non si rischia
E' mattino presto, quindi non si rischia
Lungo questo pendio è già scesa una valanga, quindi non si rischia
C'è poca neve, quindi non si rischia
Stiamo sciando nel bosco, quindi non si rischia
Ho visto una valanga come posso segnalarla
Ha tenuto per il passaggio del primo, terrà anche per i successivi, quindi non si rischia
Se lo spessore della neve è sottile non si rischia



Si tratta solo di un piccolo pendio, quindi non si rischia

Anche piccoli lastroni di neve possono essere pericolosi. Un mini lastrone di 20 × 30 metri, dello spessore di 35 centimetri, pesa circa 40 tonnellate. Un lastrone può mettere in moto sino a 100 volte la massa iniziale. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Il terreno è poco pendente, quindi non si rischia

Certo, non c'è pericolo di staccare valanghe, ma le valanghe possono cadere da molto più in alto. La neve, messa in movimento, può continuare a scivolare su pendii di 10 – 20 gradi d'inclinazione. È decisiva la pendenza dei pendii sovrastanti dove, se si superano i 30 gradi, possono staccarsi valanghe. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Siamo d'estate, quindi non si rischia

Ci sono valanghe anche in primavera e d'estate. Anche se poco presenti nei nostri pensieri, bisogna ricordare che non dipendono dalla stagione: basta che ci sia della neve su di un pendio perchè esista rischio di valanga. Sarà, evidentemente, più o meno forte in funzione delle condizioni nivometeorologiche e della topografia. * Sivardière, François, Idèes fausses, sito ANENA


Si possono riconoscere facilmente i lastroni di neve. Sono duri, hanno un aspetto opaco e producono un suono cavernoso al passaggio


Circa tre quarti delle valanghe a lastroni staccate dallo sciatore non sono di neve dura, ma di neve molto soffice (nella quale penetra un pugno) o soffice (vi entrano agevolmente 4 dita). Inoltre può nevicare su un lastrone, e ciò lo rende invisibile. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Le valanghe sono un enigma della montagna: a niente valgono guide esperte e bollettini

Con le misure di prevenzione si può fare invece molto per ridurre il rischio. Che anche gli esperti vengano travolti, è dovuto alla loro maggiore permanenza in montagna e al fatto che, conducendo delle gite, devono non di rado provare il pendio essi stessi. I bollettini valanghe servono affinchè già con pericolo moderato chi non ha esperienza eviti di abbandonare le piste sorvegliate, mentre gli esperti avranno facilitata la scelta della gita e degli itinerari sicuri dalla loro consultazione. * Gansser, Fritz (a cura di) ,''False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe'', in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57

Non ha più nevicato da tempo, la neve si è stabilizzata, quindi non si rischia

Dopo una nevicata, se fa freddo, la coltre nevosa si stabilizza solo lentamente e si possono quindi trovare del pendii, al nord o in ombra, pericolosi anche dopo molti giorni. I lastroni da vento, poi, possono mantenersi inalterati a lungo dopo la loro formazione.


Il rumore sordo ''vuumm'' è favorevole, perche' dimostra l'assestamento

E' invece una dimostrazione sicura della presenza di strati molto deboli, e perciò un segnale di allarme. Questo rumore, che accompagna la rottura di elementi portanti, si sente poco prima del distacco della maggior parte delle valanghe a lastroni. La natura non potrebbe metterci in guardia in modo più evidente. * Gansser, Fritz (a cura di) ,''False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe'', in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Dopo due o tre giorni la neve fresca si è assestata

L'assestamento della neve provoca in primo luogo coesione tra i cristalli. Questa neve può formare, contrariamente quella con debole coesione, dei lastroni. Decisiva per la stabilità è anzitutto la coesione tra il nuovo strato e quelli vecchi sottostanti. La neve fresca può già essersi ben assestata, ma non si è ancora legata con la neve vecchia: ciò dà un ingannevole sentimento di sicurezza: "La neve porta!!!". * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57

Il terreno presenta massi ed altre asperità, quindi non si rischia

La rugosità del terreno riduce soltanto il pericolo di valange di fondo, mentre la tipica valanga dello sciatore è quella di superficie, che scivola al di sopra degli strati di fondo, che son quelli trattenuti dalle asperità del terreno. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Ci sono tracce di sci o di animali, quindi non si rischia

Le condizioni della neve possono variare in tempi molto brevi. In più, il sovraccarico varia da persona a persona: ad esempio, uno sciatore capace carica la neve meno di uno non altrettanto bravo. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Le valanghe si staccano spontaneamente in modo casuale, quindi il rischio è questione di sfortuna

Nel 95% dei casi di incidente sono gli stessi sciatori travolti che, col proprio peso, innescano la loro valanga a lastroni. Solo nel 5% dei casi si tratta di fatalità. Le valanghe si staccano spontaneamente anzitutto quando i bollettini segnalano "pericolo forte" o "pericolo molto forte". Consultando i bollettini si possono evitare queste valanghe rinunciando all'uscita o sciando solo su piste battute e aperte al pubblico. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Nella neve di questo pendio ci sono fessure, quindi si rischia

Non c'è invece pericolo, in quanto non vi sono più tensioni nel manto nevoso che ha trovato un nuovo equilibrio. Questi pendii scivoleranno solo se vengono inumiditi e inizia la trasformazione da fusione. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Sulla mappa delle valanghe questa zona è bianca, quindi non si rischia

Ogni pendio con un'inclinazione superiore a 30° può essere pericoloso quando le condizioni del tempo e la struttura del manto nevoso siano sfavorevoli. La Carta di localizzazione dei pericoli di valanga, o qualsiasi altra carta delle valanghe, riporta il perimetro dei siti valanghivi conosciuti. È quindi evidente che valanghe di piccole dimensioni o che accadano in luoghi poco frequentati, e quindi poco conosciuti, possono non essere arrivate a conoscenza degli estensori della cartografia. Allo stesso modo un sito contrassegnato come valanghivo, ma che riporta una valanga verificatasi un secolo fa, può essere sicuro. Un sito pericoloso con un certo tipo di innevamento, può non esserlo in condizioni nivologiche differenti. Quindi usare la CLPV per pianificare le uscite è pericoloso. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Il freddo consolida la neve, quindi non si rischia

Preconcetto molto pericoloso, perchè, se in parte vero, quando è falso può provocare morti. Quando ad un periodo di rialzo termico fa seguito una diminuzione delle temperature, anche per effetto dell'escursione termica giornaliera, il manto nevoso tende a consolidarsi, poichè l'acqua si rigela creando solidi legami fra i cristalli. Quando, invece, dopo un'intensa nevicata permane un periodo con temperature rigide, il freddo mantiene l'instabilità, ritardando la trasformazione (metamorfosi) e l'assestamento del manto nevoso. Ancor più pericoloso è il freddo intenso con poca neve: spessori ridotti di manto nevoso e temperature fortemente negative favoriscono la formazione della cosiddetta brina di profondità, formata da cristalli angolari e a calice fragili e scorrevoli, costituenti uno strato interno o basale molto debole, sul quale gli strati sovrastanti possono scorrere. Le tre morti da valanga degli ultimi anni sulle montagne del Friuli – Venezia Giulia sono state causate da questo tipo di cristalli. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


E' mattino presto, quindi non si rischia

Questo è vero se le temperature notturne sono state ben inferiori a 0°C, falso in caso contrario. Inoltre non c'è orario per il distacco provocato di lastroni. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Lungo questo pendio è già scesa una valanga, quindi non si rischia

Se una valanga è già caduta, un'altra potrebbe cadere, magari provenendo da un canale non visibile.


C'è poca neve, quindi non si rischia

Secondo le statistiche, negli inverni con poca neve si hanno fra gli sciatori circa tre volte più vittime che in inverni con molta neve. Lo sciatore può, o deve, scegliere di scendere in conche e canali dove trova la poca neve accumulata dal vento che si stacca sotto forma di valanghe a lastroni.


Stiamo sciando nel bosco, quindi non si rischia

Solo il bosco fitto nel quale uno sciatore passa con difficoltà è al sicuro da valanghe. Un bosco rado, nel quale grandi parti di cielo sono visibili, non è sicuro. In caso di travolgimento da valanga, anche piccola, la presenza di alberi aumenta il possibile danno, per la probabilità di collisione contro i tronchi. Cespugli e boscaglia possono favorire la formazione di valanghe. Infine, un bosco fitto difficilmente riesce a fermare una valanga già in movimento proveniente da pendii posti più in alto. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Ho visto una valanga come posso segnalarla

Telefonando al numero 0432 555877 oppure attraverso il sito internet della regione www.regione.fvg.it compilando l'apposito form presente alla sezione Segnalazione valanghe.


Ha tenuto per il passaggio del primo, terrà anche per i successivi, quindi non si rischia

Un pendio instabile non si rompe necessariamente al passaggio del primo sciatore. Ogni sciatore con il proprio passaggio può compromettere la stabilità fino alla rottura. Un lastrone può resistere al passaggio di due sciatori che tengono una certa distanza, ma staccarsi se procedono ravvicinati. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag. 57


Se lo spessore della neve è sottile non si rischia

Uno spessore considerevole di neve si stabilizza meglio di uno sottile. Quest'ultimo facilita, specie nei pendii in ombra, la formazione di brina di fondo, dovuta alla forte differenza di temperatura tra il suolo e la superficie della neve, brina che diventa pericolosa quando viene ricoperta da neve che forma lastroni. * Gansser, Fritz (a cura di) ,"False sicurezze e concetti più diffusi in fatto di valanghe", in Neve e valanghe, n. 12, marzo 1991, pag


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